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Cromatografia liquida a bassa pressione

Un primo piano che mostra una serie di colonne verticali riempite di piccole perle rotonde in varie tonalità di rosso, arancione e marrone. La consistenza e i colori creano un motivo di grande impatto visivo, che mette in luce la diversità dei materiali.

La cromatografia liquida a bassa pressione (LPLC) è una tecnica analitica in cui mediante una pompa si introduce una fase mobile a bassa pressione in una colonna contenente una fase stazionaria capace di separare miscele complesse mediante ripartizione differenziale. Poiché originariamente veniva effettuata con colonne aperte in cui il campione si muoveva per gravità attraverso il letto impaccato, è nota anche come "cromatografia liquida a colonna aperta". Tecnica versatile che si presta a diverse modalità, la LPLC consente una purificazione precisa ed efficiente dei composti, separandoli in base alle loro proprietà chimico-fisiche, come dimensioni, carica o affinità.

La LPLC viene utilizzata soprattutto per lo studio di biomolecole come proteine, peptidi e anticorpi monoclonali; essendo una tecnica preparativa non distruttiva, in genere, consente di conservare il campione per studi successivi. La LPLC offre ulteriori vantaggi, come un design semplice, forti capacità di sifonamento e necessità modeste per quanto riguarda la strumentazione, tra cui rilevatori, pompe a bassa pressione e raccoglitori di frazioni. La sua versatilità la rende indispensabile in svariati settori, come quello farmaceutico, biotecnologico, alimentare, del monitoraggio ambientale e della ricerca. Inoltre, utilizzando pressioni ridotte e una minore quantità di solvente rispetto ad altre tecniche cromatografiche, l'LPLC è conforme ai principi della chimica verde.


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Cromatografia di adsorbimento

Nella cromatografia di adsorbimento, nota anche come cromatografia liquido-solido, le sostanze chimiche da separare vengono adsorbite sulla superficie del supporto, la fase stazionaria, e successivamente desorbite. La fase stazionaria è costituita dall'adsorbente a cui si lega il soluto mediante forze di van der Waal e interazioni steriche. Poiché i siti di adsorbimento si trovano solitamente sulla superficie esterna delle particelle della fase stazionaria, solitamente si utilizzano particelle relativamente piccole. Silice, allumina, carbone, Florisil, poliammidi, celite e terra di diatomee sono gli adsorbenti comunemente utilizzati.

Cromatografia di partizione

Nella cromatografia di partizione (o ripartizione) le sostanze da separare vengono ripartite tra due liquidi immiscibili, cioè la fase mobile liquida e il liquido che permea una matrice solida inerte, la fase stazionaria. I materiali utilizzati come supporto solido includono gel di silice, terra di diatomee, cellulosa, politetrafluoroetilene (PTFE) e polistirene. Il supporto solido inerte fornisce un'ampia area superficiale per la fase stazionaria liquida.

Cromatografia d'affinità

La cromatografia d'affinità separa i costituenti per mezzo di interazioni selettive e reversibili, del tipo anticorpo-antigene, enzima-substrato, ormone-recettore, ecc, con specifici agenti legati alla fase stazionaria. Il "ligando di affinità" è la specie interagente immobilizzata su un supporto solido, ad esempio biglie acriliche, agarosio o resine Toyopearl, e funge da fase stazionaria della colonna di affinità.

Cromatografia per gel-filtrazione

Conosciuta anche come cromatografia ad esclusione dimensionale, separa le molecole sulla base delle loro dimensioni, ad esempio proteine di dimensioni e forme oligomeriche diverse. La fase stazionaria è una resina costituita da una matrice reticolata di biglie con pori di dimensioni specifiche. Le colonne per gel-filtrazione contengono biglie di poliacrilammide, agarosio, destrano o una miscela di queste sostanze. Nel corso della cromatografia per gel-filtrazione gli analiti più piccoli, che hanno accesso, parziale o completo, ai pori delle particelle di cui è impaccata la colonna, si separano da quelli di dimensioni maggiori.

Cromatografia per interazione idrofobica (HIC)

Nella cromatografia per interazione idrofobica (HIC) si separano le biomolecole in base alle differenze di idrofobicità della loro superficie. Questa tecnica sfrutta l'interazione tra ligandi idrofobi apolari legati alla resina della colonna, come i gruppi butile, ottile o fenile, e gruppi idrofobi delle biomolecole. È ampiamente utilizzata per separare le proteine preservandone l'attività biologica, poiché utilizza matrici e condizioni meno denaturanti rispetto ad altre tecniche cromatografiche.

Cromatografia a scambio ionico (IEX)

Nella cromatografia a scambio ionico, le molecole vengono separate in base alle differenze di carica netta superficiale. La superficie della matrice, ad esempio cellulosa, silice o stirene-divinilbenzene, è legata covalentemente a gruppi funzionali dotati di carica. Questi gruppi di scambio ionico immobilizzati sulla resina interagiscono con molecole di carica opposta. Nella cromatografia a scambio cationico, specie cariche positivamente trasportate dalla fase mobile si legano a una resina a scambio ionico carica negativamente. Nella cromatografia a scambio anionico, specie con carica negativa veicolate dalla fase mobile si legano alle cariche positive sulla resina a scambio ionico.

Sistema di cromatografia liquida a bassa pressione

Un sistema di cromatografia liquida a bassa pressione (LPLC) è solitamente costituito da una colonna riempita con una fase stazionaria per la separazione, da una pompa che consente alla fase mobile di attraversare la colonna a velocità di flusso controllata e da un rivelatore con cui monitorare l'eluente in uscita dalla colonna.
I sistemi per LPLC dispongono anche di un sistema di iniezione per l'introduzione del campione nel flusso della fase mobile in maniera precisa e riproducibile. Alcune configurazioni includono un raccoglitore di frazioni che raccoglie separatamente i componenti di una miscela da sottoporre ad analisi.

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